A differenza degli altri borghi delle Cinque Terre, di cui abbiamo notizia già nel XI secolo (Monterosso e Vernazza), per Riomaggiore, Manarola e Volastra occorre attendere il XIII secolo per avere i primi documenti scritti che riguardano il territorio del nostro comune.
Con una particolarità: il nome Riomaggiore compare ancora più tardi; il paese sul mare è preceduto infatti da alcuni insediamenti sulle colline (Casinagora, Sericò, Lemmen, Casen, Montenero).
SITI DI APPROFONDIMENTO:
- Parco delle Cinqueterre
- Comune di Riomaggiore
La struttura di Riomaggiore è cambiata poco nei secoli, come testimoniano anche le tele di Telemaco Signorini, pittore dei Macchiaioli che immortalò molti panorami e scene di del paese da metà Ottocento in poi. Le abitazioni seguono il corso del torrente, interrato nella sua parte finale, con diversi ordini paralleli di case, tinteggiate con i tipici colori pastello, sviluppate in altezza su tre o quattro piani, legate le une alle altre da vicoli e ripide scalinate. La via principale che scende verso il mare è via Santuario, che poi diventa Via Colombo, cambiando ancora nome dopo Piazza Vignaioli e arrivando alla Marina dopo la breve galleria verso il mare, Via San Giacomo. Da Via Colombo, si biforca invece Via di Loca, che con un saliscendi porta anch’essa alla Marina, passando da Via Gramsci. La parte più alta del borgo è posta invece nei pressi di Via Pecunia, dove si trovano i principali monumenti: la chiesa di San Giovanni Battista, l’oratorio dei Santi Rocco e Sebastiano e il castello di Riomaggiore.
Nel carrugio principale, lungo Via Colombo, è posto invece l’oratorio di Santa Maria Assunta o chiesa della Compagnia, del XVI secolo, con il bel trittico quattrocentesco a tempera della Madonna con Bambino, tra San Giovanni e San Domenico e una statua lignea della Madonna delle Catene, simbolo dei patimenti dovuti alle incursioni saracene nel Medioevo. L’ultimo monumento da ricordare a Riomaggiore, posto sulle alture verso il colle del Telegrafo, è il santuario di Nostra Signora di Montenero, documentato dal 1335 e costruito nel punto dove gli abitanti nascosero un’immagine della Madonna per sottrarla ai Longobardi.
La chiesa parrocchiale è del 1340, con la bella facciata neogotica ristrutturata nel 1820 dopo un terremoto, conservando però il rosone in marmo bianco di Carrara. Il rimaneggiamento interessò l’intera struttura, con l’ampliamento dell’edificio, rimanendo della pianta originaria le monofore e le due entrate gotiche decorate con elementi zoomorfi e antropomorfi. All'interno, caratterizzato tipicamente dall’alternanza di bianco e nero, si conserva un trittico del maestro Benedetto Antelami, una tela di Domenico Fiasella con la Predicazione di Giovanni Battista e un crocifisso ligneo del del Maragliano. Il castello invece, posto sul colle di Cerricò, venne costruito inizialmente dai marchesi Turcotti nel XIII secolo, portato poi a termine dalla Repubblica di Genova nei secoli XV e XVI. Oggi conserva solo la parte esterna, con la cinta muraria e due grosse torri circolari. Durante il periodo napoleonico fu adattato come cimitero e oggi riconvertito in spazio culturale per eventi. A fianco sorge il piccolo oratorio di San Rocco, con la sua bianca facciata del XV secolo e all'interno il trittico raffigurante la Vergine con il Bambino e i Santi. L'oratorio forse venne costruito come ringraziamento per la fine dell’epidemia di peste. Nella parte alta del paese si trova anche il municipio, con il murales dell’artista argentino Silvio Benedetto, che ha decorato anche le stazioni ferroviarie delle Cinque Terre.